domenica 2 aprile 2017



OSTARA, LA NOTTE DEGLI GNOMI E DEI FOLLETTI


Venne la primavera e la natura parlò la lingua dei ruscelli e dei torrenti per allietare il cuore. Sorrise con le labbra dei fiori e rinfrancò lo spirito. (k.Gibran)


In questo periodo dell'anno si celebra il ritorno magico della primavera. E' il momento in cui la natura si risveglia e con essa la vita. Affacciandosi alla finestra, osservando le colline, il mondo si colora.
E' il momento della rinascita, del lancio di nuovi progetti, della concretizzazione dei sogni seminati nelle stagioni fredde. SI sente il bisogno di rinnovare l'aria intorno a noi, di ripulirla.
Una volta si usava parlare delle famose “pulizie di Pasqua” , e forse non tutti sanno che queste pulizie domestiche simboleggiano un significato molto più profondo, legato ad una pulizia interiore, aprendo le finestre, lasciando che la brezza primaverile rinfreschi la nostra casa, la nostra anima. Ecco allora che si sente il bisogno di dedicarsi al giardinaggio, alla ricerca di fiori selvatici, alla decorazione.
Nell'antichità la primavera era il momento in cui Persefone, regina degli inferi, torna alla luce per far visita alla madre Demetra, la quale , per la felicità di riabbracciare la figlia, cosparge la terra di fiori e frutti fino all'autunno, momento in cui Persefone scende nel regno di Ade.
L'equinozio di Primavera del 21 marzo rappresenta pertanto un momento di grandi festeggiamenti, nel neopaganesimo corrispondeva alla festa di Ostara dedicata alla rinnovamento, durante la quale giorno e notte stanno in perfetto equilibrio.


Il termine “Ostara” deriverebbe a quanto pare da “aes” o “aus”, che significa est, luogo di nascita del sole. Eostre è infatti la dea che porta fertilità, collegata alla nascita. “Oster” in tedesco significa pasqua ed “easter” in inglese indica allo stesso tempo Pasqua e Primavera.
La festa in questione veniva celebrata durante la prima luna piena dopo l’equinozio primaverile, esattamente come accade per la Pasqua cristiana.
Quando ero piccola i miei nonni mi raccontavano spesso una leggenda legata alla festa di Ostara.
In un luogo misterioso e ritirato proprio qui, nel nostro oliveto,
ogni anno bisestile, la notte di plenilunio di marzo gli gnomi e i folletti si materializzano e diventano visibili.
Qui questi piccoli esseri, il venti di marzo, hanno celebrato la loro notte. Normalmente sono invisibili e più piccoli dei minuscoli granelli di pulviscolo che danzano dentro un raggio di sole quando attraversa una zona d'ombra. Le loro dimensioni sono di un atomo, ma a differenza di tutti quelli che compongono la natura questi sono capaci di pensare e di sentire.
La loro storia, che affonda le radici in un passato lontanissimo, è concentrata nello studio e nella ricerca continua per sconfiggere la morte.
I loro scienziati avevano capito, da tempo, che questo significava la disgregazione di un insieme di atomi che poi andavano a ricomporsi in alberi, montagne, fiori, nuvole e qualche volta in esseri viventi più evoluti;
purtroppo senza memoria. Dopo secoli di esperimenti sono riusciti a donare ad ogni atomo pensieri autonomi, sentimenti, caratteri, la possibilità di una continuazione nei figli.
Tutti insieme oggi rappresentano una società perfetta in cui ciascuno, raggiunta una propria identità cosciente dell'immortalità, vive in maniera armonica e ordinata.

Tra di loro non ci sono professionisti, i piccoli nascono già colti, le malattie non esistono, non c'è bisogno di mangiare. Ognuno è scienziato, poeta, musicista, pittore. Non esiste neppure la parola:basta pensare per entrare in contatto con gli altri. Quest'anno hanno festeggiato il secolo di miele due giovani sposi con canti e danze. Tutto l'uliveto era pervaso sa una musica dolcissima, celestiale, avvolto da un'intensa luce azzurra in cui bisbigliava il tintinnio dei minuscoli campanelli che questi esseri piccolissimi portano appesi agli abiti variopinti, alle scarpine con la punta rivolta all'insù e al cappello a forma di cono. Sono andati avanti tutta la notte. Alle prime luci dell'alba si sono dissolti come nebbia al sole.

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